sabato 23 maggio 2009

STEFANIA CALLEDDA

Attimi d'abisso
e un varco nella terra
come a ricordarmi della luce.
Inconsolabile caduta
e faticosa risalita sulla roccia nuda.
Sanguinano versi
e piange la coscienza.
Di me non avrai che la superficie,
la fredda e serena disillusione,
l'inganno di un'angoscia trattenuta.
Eppure è quel sospiro
ad indicare una speranza,
uno spiraglio che lascia respirare
questo baratro ed io con esso.

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