domenica 12 aprile 2009

ANANDA KENTISH COOMARASWAMY Traditional Art and Symbolism




Occorre in primo luogo osservare che la parte più essenziale del concetto di tempio è l’altare, o il focolare, su cui si possono compiere offerte a una presenza invisibile che può essere o non essere rappresentata iconograficamente.
Le forme più antiche di santuario sono quelle costituite dalle “lastre di pietra” dei culti megalitici, e quelle che consistono di un altare di pietra, proprie dei culti connessi con alberi e colonne; oppure il santuario può essere un focolare, nel qual caso il sacrificio giunge agli Dèi insieme al fumo del fuoco, e Agni funge da sacerdote della messa.
In tutti questi casi il santuario, anche quando è circondato da un muro o da un recinto, rimane impetrale, aperto al cielo.

Bisogna inoltre rendersi conto che in India, come altrove, non soltanto i templi fatti dall’uomo “sono” l’universo, secondo una modalità simbolica, ma anche l’uomo stesso è un microcosmo e un “tempio santo”, ovvero la Città di Dio.
Il corpo, il tempio e l’universo sono quindi analoghi, cosicché ogni atto di culto eseguito esteriormente e in modo visibile può essere celebrato anche interiormente e in modo invisibile.


Tratto da: A. K. Coomaraswamy
“Il Grande Brivido
1 Un Tempio Indiano: il Kandarya Mahadeo” – Adelphi edizioni

Titolo originale: Traditional Art and Symbolism

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